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.I Greci e Romani erano in somma il prodotto delvero onor ben diretto; i popoli tutti presenti d Europa,(meno gl Inglesi) sono il prodotto del falso onore mo-derno.Paragonando fra loro questi popoli, la diversa fe-Letteratura italiana Einaudi 60Vittorio Alfieri - Della tirannidelicità e potenza da essi acquistata, le diverse cose operateda loro, la fama che ottengono, e quella che meritano, siviene ad avere un ampia e perfetta misura di ciò chepossa nel cuor dell uomo questa divina brama di esseregiustamente onorato, allorché dai saggi governi ella èbene indrizzata e accresciuta, o allorché dai tirannici ellaviene diminuita, o traviata dal vero.Mi si dirà che, o buono sia o cattivo il principio, aogni modo il sagrificar la propria vita, il mantenere ladata fede a costo di essa, l esporla per vendicare le in-giurie private, tutto ciò suppone pur sempre una sommavirtù.Né io imprendo stoltamente a negare, che nelle ti-rannidi vi sia moltissima gente capace di virtù, e nata peresercitarla: piango solamente in me stesso di vederla fal-samente adoprarsi nel sostenere, e difendere il vizio, equindi nello snaturare, e distruggere se stessa.E niunopolitico scrittore ardirà certamente chiamare virtù unosforzo, ancorché massimamente sublime, da cui, in vecedel pubblico bene, ne debba poi ridondare un male pertutti, e la prolungazione del pubblico danno.Ora, perché dunque quella stessa vita, che tanti e sìfatti uomini ripieni di falso onore vanno così prodiga-mente spendendo pel tiranno, perché quella vita stessanon vien ella da loro sagrificata, con più ragione e conugual virtù, per togliere a colui la tirannide? E quel valo-re inutile (poiché non ne ridonda alcun bene) quell effe-rato valore, con cui nelle tirannidi si vendicano le priva-te offese, perché non si adopera tutto contro al tiranno,che tutti, e in più supremo grado, non cessa pur mai unmomento di offendere? E quella fede che così ostinata-mente cieca si osserva verso il nemico di tutti, perché,con egual pertinacia e con più illuminata virtù, non sigiura ella ed osserva inverso i sacri ed infranti dirittidell uomo?Nelle tirannidi dunque, a tal segno ridotti son gl indi-vidui, che, qualunque impulso dalla natura abbiano ri-Letteratura italiana Einaudi 61Vittorio Alfieri - Della tirannidecevuto all operar cose grandi, essi edificano pur sempresul falso, ogniqualvolta non sanno o non osano calpesta-re il moderno onore, e riassumere l antico.Letteratura italiana Einaudi 62Vittorio Alfieri - Della tirannideCapitolo Undecimo DELLA NOBILTÀHavvi una classe di gente, che fa prova e vanto di es-sere da molte generazioni illustre, ancorché oziosa si ri-manga ed inutile.Intitolasi nobiltà; e si dee, non menoche la classe dei sacerdoti, riguardare come uno deimaggiori ostacoli al viver libero, e uno dei più feroci epermanenti sostegni della tirannide.E benché alcune repubbliche liberissime, e Roma trale altre, avessero anch elle in sé questo ceto, è da osser-varsi, che già lo avevano quando dalla tirannide sorgea-no a libertà; che questo ceto era pur sempre il maggiorfautore dei cacciati Tarquinj; che i Romani non accorda-rono d allora in poi nobiltà, se non alla sola virtù; che lacostanza tutta, e tutte le politiche virtù di quel popoloerano necessarie per impedire per tanti anni ai patrizj diassumere la tirannide; e che finalmente poi dopo unalunga e vana resistenza, era forza che il popolo credendodi abbattergli, ad essi pur soggiacesse.I Cesari in som-ma erano patrizj, che mascheratisi da Marii, fingendo divendicare il popolo contra i nobili, amendue li soggioga-rono.Dico dunque; che i nobili nelle repubbliche, ove essivi siano prima ch elle nascano, o tosto o tardi le distrug-geranno, e faran serve; ancorché non vi siano da primapiù potenti che il popolo.Ma, in una repubblica, in cuinobili non vi siano, il popolo libero non dee mai crearenel proprio seno un sì fatale stromento di servitù, né maistaccare dalla causa comune nessuno individuo, né(molto meno) staccarne a perpetuità, nessuna interaclasse di cittadini.Pure, per altra parte moltissimo gio-vando alla emulazione, e non poco alla miglior discus-sione dei pubblici affari, l aver nella repubblica un cetominore in numero, e maggiore in virtù al ceto di tutti,potrebbe un popolo libero a ciò provvedere col crearsiLetteratura italiana Einaudi 63Vittorio Alfieri - Della tirannidequesto ceto egli stesso, e crearlo a vita od a tempo, manon ereditario giammai; affinché possano costoro opera-re nella repubblica quel tal bene che vi oprerebbe forsela nobiltà, senza poterne operare mai niuno dei mali,che ella tutto giorno pur vi opera.Natura dell uomo si è, che quanto egli più ha, tantodesidera più, e tanto maggiormente in grado si trova diassumersi più.Al ceto dei nobili ereditarj, avendo essi laprimazìa e le ricchezze, altro non manca se non la mag-giore autorità, e quindi ad altro non pensano che adusurparla.Per via della forza nol possono, perché in nu-mero si trovano pur sempre di tanto minori del popolo.Per arte dunque, per corruzione, e per fraude, tentanodi usurparla.Ma, o fra loro tutti si accordano, e, per in-vidia l uno dell altro, rimanendo la usurpata autoritànelle mani di loro tutti, ecco allora creata la tirannidearistocratica: ovvero tra quei nobili se ne trova uno piùaccorto, più valente, e più reo degli altri, che parte ne in-ganna, parte ne perseguita o distrugge, e fingendo di as-sumere le parti e la difesa del popolo, si fa assoluto si-gnore di tutti; ed ecco, come sorge la tirannide d unsolo
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